Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere (Henri Cartier-Bresson)
Che l’Italia sia un Paese meraviglioso non lo scopriamo certo oggi: ma indubbiamente guardarlo attraverso gli occhi dei maestri della fotografia consegna a noi e al nostro immaginario un punto di vista inedito e spesso sorprendente. Luoghi in gran parte noti che si presentano a noi in maniera inaspettata, quasi nuova; fotografie che sono diventate esse stesse dei simboli nella nostra memoria collettiva, più famose ormai dei luoghi stessi.
Giovanna Calvenzi, attenta e scrupolosa curatrice della mostra Henri Cartier-Bresson e gli altri – I grandi fotografi e l’Italia, ci accompagna in un affascinante viaggio lungo lo Stivale: un viaggio lungo 80 anni, fatto di immagini, ma anche e soprattutto di Storia.
Nell’arco di questi otto decenni non solo sono cambiate le tecniche fotografiche e il rapporto che i vari fotografi hanno instaurato con la realtà rappresentata e quindi con il nostro Paese; a cambiare sono stati soprattutto i soggetti fotografati e con essi l’Italia:
il momento decisivo tanto agognato e ricercato proprio da Cartier-Bresson, fin dal suo viaggio in Italia nel 1933; la Seconda Guerra Mondiale di Robert Capa, ormai saldamente impressa nella nostra memoria collettiva con alcuni tra gli scatti più famosi dell’intera mostra; le processioni religiose riprese dal suggestionante sguardo di David Seymur.
Ci sono poi le nostre città più belle, ritratte con profondità e incisività, con rispetto o con provocazione, con ammirazione o con passione folgorante: c’è la Roma di William Klein e di Helmut Newton, la Venezia fiammeggiante di Steve McCurry e quella in via di estinzione di Art Kane.
C’è la Milano di Thomas Struth, la Napoli di Michael Ackerman e la Toscana di Joel Meyerowitz. C’è la vorticosa Sicilia di Salgado e la piccola Luzzara, cittadina emiliana che dopo aver dato i natali a Cesare Zavattini è stata consegnata all’immortalità grazie agli scatti unici di Paul Strand (Un Paese rimane una delle pietre miliari della Storia della Fotografia).
Se c’è una cosa sopra tutte che emerge da questi lavori, da questi incredibili scatti, da questi momenti unici e decisivi, per dirla alla Bresson, questa è certamente l’ammirazione per il nostro Paese, l’amore verso di esso, l’apprezzamento per i suoi tesori artistici, per i suoi monumenti, per le sue meravigliose vive e stimolanti città, per il suo generoso territorio. Quello che questa bellissima mostra ci riconsegna è soprattutto l’amore per l’Italia che da ogni angolo del mondo qui è manifestato e rappresentato.
Si tratta insomma di un viaggio assolutamente da percorrere: lo meritano le straordinarie fotografie esposte; lo meritano i fotografi presenti; lo merita la sede espositiva del Palazzo della Ragione, location alquanto suggestiva che è stata restituita alla città da poco più di un anno e dedicata alla fotografia, aspetto che rincuora e che permette di essere ottimisti. Milano ha bisogno di un luogo così; ne ha bisogno il nostro Paese, per ricordare a tutti, anche grazie alla Fotografia, ciò che siamo stati, ciò che siamo e probabilmente saremo.
Per un solo motivo io fotografo: perché i miei figli sappiano in che mondo ho vissuto.
(Gordon Parks)
Henri Cartier-Bresson e gli altri – Palazzo della Ragione, Piazza dei Mercanti 1 – Milano (dall’11 novembre 2015 al 7 febbraio 2016)