In questi giorni sono rimasto in silenzio. A volte è necessario. Certi giorni è indispensabile, è l’unica cosa che puoi fare.
Cosa vuoi dire, dopo una tragedia simile? Nessuna parola potrà mai essere all’altezza e il silenzio diventa una necessità, un bisogno materiale, intangibile ma necessario.
Distruzione e morte hanno riempito i nostri occhi; angoscia e tristezza i nostri cuori. L’Italia intera, commossa, si è unita al dolore di quelle migliaia di persone che in un attimo, in una notte tranquilla di fine estate, hanno perduto tutto.

Amatrice dopo il terremoto | foto Vigili del fuoco
Svegliarsi e non avere più nulla, non una casa, una famiglia, una speranza; più nulla. Quando è calata la notte su quella prima drammatica giornata sui nostri cuori si è abbassata una scure, mentre la paura si insinuava fra le tendopoli di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, fra gli sfollati, fra i sopravvissuti di questa immane sciagura.
Un drone dei Vigili del fuoco si alza in volo, filma tutto dall’alto: manca il fiato, davanti a tanta distruzione. Paesi interi rasi al suolo, più nulla è rimasto in piedi; sembra il teatro di un bombardamento, tanta è la devastazione che si presenta il mattino ai primi soccorritori.
È stato guardando queste immagini che dalla memoria, nitide, sono uscite fuori altre immagini, fotografie di altri paesi completamente rasi al suolo, completamente distrutti, in questa drammatica geografia sismica che ha ridisegnato certe zone d’Italia, consegnando ai nomi dei luoghi e dei paesi colpiti un significato nuovo e duraturo, come una cicatrice che ti accompagna per tutta la vita.
È stato uscendo di casa stamattina, camminando nella piazza del mio paese,di un paese qualunque della nostra Italia, che ho capito cosa potevamo e dovevamo dire ai nostri amici, ai nostri fratelli del Lazio, delle Marche e dell’Umbria: “FORZA, forza ragazzi! Ce la farete, ce la faremo, ricostruiremo le vostre case, riapriremo le vostre attività, riporteremo la vita lì dove oggi ci sono solo cumuli di macerie. Come abbiamo fatto sempre, come continueremo a fare, perché quelle pietre sono la nostra e la vostra memoria e senza memoria non c’è futuro”.
Dal passato più remoto a quello recente, lì dove tutto era stato cancellato abbiamo riportato la vita: terremoti, guerre, scosse o bombardamenti, ogni volta ci siamo rialzati e insieme abbiamo ricostruito le nostre case, le nostre città, la nostra memoria. Lo stesso accadrà ad Amatrice, ad Accumuli, ad Arquata del Tronto e nelle frazioni e nei paesi vicini.
Siamo con voi, tutto il Paese è con voi. Gli italiani non vi lasceranno soli e alla paura e alla disperazione fra pochi giorni si affiancherà la speranza, una tenace creatura che giorno dopo giorno vi aiuterà a rialzarvi, vi aiuterà a rimettere in piedi le vostre case, pietra dopo pietra; con la speranza e con la forza che troverete dentro di voi e negli occhi di chi vi ama la vita tornerà a risplendere in quelle meravigliose terre.
Glielo dobbiamo a quei bambini che ce l’hanno fatta e che aspettano di rivedere in piedi il paese dei loro nonni, dei loro genitori, luogo magico e tragico della loro infanzia che porteranno per sempre nei loro ricordi; ma lo dobbiamo soprattutto a chi non ce l’ha fatta, perché ogni pietra che rimetteremo in piedi parlerà anche di loro, soprattutto di loro. Ed è in quel paese che vogliamo tornare. È lì che vogliamo vivere.
L’ha ribloggato su *Costell@zioni Spiritu@li*.
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