Italia

La natura riprende il suo posto

Un paio di sere fa mi sono dovuto mettere in viaggio in auto, per esigenze familiari, in direzione sud. Era già tardi, era già buio da un po’ e sarei arrivato sul limitare del coprifuoco. Sarei comunque potuto transitare, date le motivazioni, ma mi faceva effetto pensare che sarei stato in viaggio all’interno di una misura estrema che per anni sono stato abituato a pensare facesse parte solo dell’immaginario bellico. Stando in casa da mesi non mi ero mai posto il problema, non gli avevo mai dato troppo peso, ma essere per strada di notte nel mezzo di una pandemia mondiale con l’orologio che correva verso quell’orario limite ammetto che si, mi ha fatto un certo effetto.

La strada era deserta. E la notte bastava, da sola, a far sentire la solitudine del mondo. Non avevo mai visto Roma così. Così vuota, così immobile, così silenziosa, così affascinante. Sentivo la città tutta per me, mentre l’oscurità cullava l’auto come il mare con una piccola barca immersa nella notte profonda.
Percorrere le strade della città così insolitamente vuote è stato più strano di quanto avrei mai potuto immaginare; strade sempre così piene di auto, intasate dal traffico quotidiano e con code chilometriche nelle giornate di esodo; ma stando in casa da mesi non avevo mai pensato a come potessero essere, a chi le potesse percorrere a quell’ora, a come potesse essere il respiro della città mentre tutto il mondo era chiuso in casa.
Ma io ora ero lì, condotto per mano dai fanali dell’auto che squarciavano l’oscurità, per sprofondare nel vuoto. Ero lì, solo al centro della carreggiata a tre corsie; solo al semaforo, solo sotto quel cielo irreale.

In un viaggio del genere, che tanto assomiglia a un’attraversata, si inizia a pensare tanto, si va a ruota libera. Perché non ci sono distrazioni di sorta e si sente addosso la diversità di quel cammino, la diversità di quel viaggio insolito: si pensa soprattutto al presente di una pandemia che ha stravolto tutto e tutti e ha fermato le nostre vite; si pensa poco al futuro e si cerca di non pensare troppo al passato. Ero solo in mezzo al nulla ma non mi sentivo così solo. La città vuota e silenziosa e la strada buia e deserta erano il segno delle case piene e luminose, delle stanze vive e calde. Tutto il cielo in una stanza e io lì fuori, direzione sud, verso il coprifuoco che mi aspettava sulla strada.

Ultima curva e poi un taglio secco in mezzo al bosco, con Sabaudia che attendeva al di là degli alberi, al di fuori di quella notte più notte della notte stessa. Perché il Parco del Circeo, in quel tratto di strada che lo taglia in due come una lama affilata, smorza il caldo e la luce di giorno, figurarsi col buio.
Ultima curva e poi un altro mondo.
È stato lì che la diversità del viaggio e del momento storico in corso è stata più netta, più chiara, più tangibile. È stato in quel tratto di strada lungo quattro chilometri che ho vissuto qualcosa di unico e speciale, che le parole possono raccontare senza mai riuscire veramente ad esprimere.

La foresta del Parco Nazionale del Circeo - foto del Corpo Forestale dello Stato

Un tratto di strada lungo quattro chilometri già rubato un tempo alla natura e che l’altra notte sembrava voler tornare a far parte di quel mondo, un mondo in cui l’uomo sembra non esserci più, almeno da un po’… almeno per un po’.
Ultima curva e poi una visione: perché già altre volte, attraverso quel bosco di notte, avevo visto per strada un daino, un cinghiale, una volpe.
Ma l’altra sera no, l’altra sera non era una sera normale: ho subito rallentato, quasi a passo d’uomo, perché ad attendermi c’erano punti gialli che riflettevano i miei fari. Prima a due, poi a coppie, a gruppi, vitrei riflessi che erano specchio di vita. Non dimenticherò mai quella passerella in mezzo a così tanta natura. Prima una giovane coppia di daini, poi una piccola volpe e poi quella sorpresa, fatta di decine e decine di daini, prima a coppie, poi a famiglie e poi all’infinito. Mi sono fermato in mezzo alla strada, con le quattro frecce accese, perché in tanti anni non avevo mai visto nulla di simile, in quel tratto di strada lungo quattro chilometri già rubato un tempo alla natura.

Un daino nel Parco Nazionale del Circeo - Riprese notture Parco Nazionale del Circeo

Non ero io a guardare loro, ma loro a guardare me, io l’intruso, io l’estraneo: è stato commovente ammirare quei cuccioli balzellare dietro alle loro mamme, vedere i maschi da soli mentre sereni e per nulla intimoriti mangiavano in disparte dal resto del branco, mentre altri giovani saltavano la rete o il fossato per rientrare nella riserva così ben delineata dall’uomo ma così invisibile alla natura e al mondo intero.
Perché non si può contenere questa bellezza, non la si può rinchiudere in un recinto pensando di essere noi quelli che ne restano fuori. Più andavo avanti, adagio e meravigliato, e più dell’oscurità mi venivano incontro quelle pupille accese come fari nella notte, quasi a tracciarmi e illuminarmi la strada: ovunque mi voltassi, ovunque orientassi lo sguardo c’erano questi meravigliosi animali, culetti bianchi, piccole corna o enormi palchi. L’auto sembrava avanzare da sola, gli occhi estasiati facevano eco alla mente.
La natura faceva sentire il suo peso, la sua potenza, la sua presenza scalzante in cui non c’era spazio per l’essere umano se non come lampo di luce in quello squarcio del bosco.

Non avevo mai visto così tanti daini tutti insieme in quel tratto di mondo e non mi ero mai sentito tanto invadente del loro, di mondo, nonostante fossi su una strada asfaltata. Forse la pandemia ha fatto anche questo: ha riconsegnato alle altre specie e al nostro pianeta ciò che in fondo gli è sempre appartenuto.
Forse, semplicemente, la pandemia ha rinchiuso l’uomo in casa, in gabbia, mentre la natura in tutte le sue declinazioni riprendeva il suo posto.
Forse, quel tratto di strada lungo quattro chilometri, era tornato a far parte di essa, richiudendosi sopra di noi, passanti maleducati e invadenti.
Forse. Almeno per una notte.

la foto del daino è un frammento di una ripresa video in notturna effettuata dal Parco Nazionale del Circeo

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