Dopo 15 anni l’Italia torna a vincere l’Oscar e lo fa con un film forte e visionario: La Grande Bellezza. La Roma che ne esce ritratta è tuttavia, al contrario di quanto si possa pensare in un primo momento, una città decadente e superficiale, folgorante nella sua eterna bellezza ma contraddittoria come il Paese di cui è l’emblema.
Il film ha dato vita ad un vivace dibattito nazional popolare: a molti non è piaciuto affatto; le critiche sono state numerose e spesso dure. Ma in Italia è una costante, soprattutto quando si dà vita a qualcosa di realmente bello ed importante. Nonostante questo però – e per fortuna – gli estimatori di questa importante opera sono molti di più dei detrattori.
Ognuno è libero di pensarla a proprio modo. E anche a me alcuni passaggi e alcune scene non sono piaciute, devo ammetterlo: i pellicani me li sarei risparmiati volentieri, ma la visione che Sorrentino dà di Roma e dell’Italia è tagliente, geniale e scenicamente perfetta. Non è vero che si tratta di un elogio alla Città Eterna: tutt’altro. Sembra più la celebrazione dei fasti del passato, del ricordo di grandezza che ancora permea gli sguardi e riempie le strade. È una Roma che non esiste, ma che proprio per questo risulta provocatoria e affascinante. È una Roma che, come sottolinea Bertolucci, è finzione; è la creazione della mente di Sorrentino. Ed è una creazione così forte e pervasiva che rimane dentro…e si riaffaccia alla mente e agli occhi con veemenza e costanza. Anche dopo giorni che si è visto il film. È una Roma nuda, una città il cui presente non può scalfirla e penetrarla veramente… È come imbalsamata e forse per questo risulta tanto più bella. È come un Requiem cui ci è dato di assistere: sembra di nascondere e soffocare quella Roma che invece ha continuato nei decenni a sgretolarsi sotto il peso degli anni e dell’incuria, dell’ignoranza e del menefreghismo, del “volemose bene”.
Roma è La Grande Bellezza. Lo è l’Italia. La Grande Bellezza siamo noi. Sarà solo con una presa di coscienza forte e un risveglio dal torpore che ci attanaglia che ci renderemo conto del vuoto cui abbiamo lasciato il campo…della bruttezza che avrà preso il sopravvento. Roma merita di più. E con essa l’Italia intera. Non di soli ricordi, per quanto belli, può continuare a nutrirsi il nostro Paese. Roma è anche quella che Sorrentino, Contarello e Servillo ci hanno magistralmente e visionariamente restituito, ma lo è nella misura in cui noi per primi abbiamo il coraggio di renderci conto che quello che a molti appare come una marcia trionfale è in realtà un elogio funebre.
Quando stamattina ho chiesto al Maestro Bernardo Bertolucci cosa ne pensasse del film, lui mi ha risposto così:
Sono felicissimo. Dovremmo esserlo tutti.
È quello che penso anch’io. Dovremmo essere tutti felici perché quello vinto da Sorrentino è un premio all’Italia. Alla sua Grande Bellezza.