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Una generazione tradita

Parlano tutti dei giovani. Ogni giorno. Dicono di volersene occupare. Sostengono tutti che sono loro il futuro, loro la priorità del Paese, dei programmi politici, degli investimenti delle imprese, dei  piani sul lavoro. “Viva i giovani! I nostri giovani”.

La generazione precedente, quella di chi oggi è adulto ed è cresciuto sull’onda del boom economico, del progresso, della corsa al consumismo, non immagina neppure quanto il mondo sia cambiato in così poco tempo e proprio sotto i propri occhi. I genitori credono molto spesso che i ragazzi di oggi siano svogliati, mammoni o, come volgarmente vengono definiti, bamboccioni. Pensano che non trovino lavoro perché non ne abbiamo veramente interesse, non ne abbiano voglia, viziati e pigri come sono. Una generazione di sfaticati, ignoranti e disinteressati a tutto.

Ma quanti sono, veramente, quelli che hanno un’idea reale di quello che un ragazzo che si affaccia oggi al mondo del lavoro debba sopportare?!? Chi conosce nel profondo le vicissitudini e le vessazioni alle quali i giovani di oggi devono sottostare pur di trovare un impiego sottopagato e infimo..?

Eppure i ragazzi di oggi, i più preparati e istruiti di sempre nella storia del Paese, si trovano a vivere in un mondo in cui la concorrenza si è fatta spietata, la ricerca del lavoro è ormai una chimera, l’università non è più un luogo di cultura e specializzazione ma un immenso parcheggio di cervelli che precede il vuoto più assoluto. Provate voi a scendere per strada, dopo l’università, il dottorato, la scuola di specializzazione, il master, le abilitazioni più varie, i concorsi…a scendere in strada per andare a cercare lavoro. Scoprirete che il mondo è molto diverso da quello che ricordavate e ingenuamente pensavate. Oggi per trovare lavoro non serve più essere specializzati. Non serve più nemmeno essere preparati e professionali. Oggi è richiesta soltanto la mediocrità, perché essere onesti, pensare con la propria mente, avere sogni e aspirazioni sono considerati elementi di disturbo e distrazione. L’omologazione premia, l’appiattimento è il vero e unico requisito necessario. Oggi un giovane non viene più visto come una risorsa, non rappresenta più la forza lavoro che un tempo era l’anima e la spina dorsale del Paese. Oggi i ragazzi si sono trasformati in numeri privi di riconoscibilità, numeri che hanno un peso solo in termini quantitativi, in relazione ai costi, alla produttività, al prezzo che rappresentano…tutte formule fredde e sterili che danno solo il senso del vuoto che li circonda e che ci circonda.

Una generazione tradita

Giovani: una generazione tradita dal proprio Paese

Un tempo, quando i genitori di oggi erano i figli di un’altra epoca, le aziende li aspettavano all’uscita di scuola per assumerli con contratti che li avrebbero portati molto spesso alla pensione, senza  che in vita loro avessero potuto pensare ad un’alternativa possibile al di fuori di quel loro unico impiego. Un tempo si poteva addirittura andare in pensione dopo aver lavorato per 40 anni in un unico posto. Oggi non sappiamo più nemmeno cosa sia la pensione. Ci sentiamo fortunati se riusciamo a mantenere un lavoro per 12 mesi! Oggi un giovane deve prostituirsi alla meschina e ipocrita realtà delle cose, alla violenza della mancanza, della detrazione, del non senso. Oggi devi cercare una raccomandazione anche per fare il cameriere in un ristorante di quart’ordine. Sono saltati gli equilibri, non esistono realmente delle regole, perché le leggi ci sono, ma non vengono fatte rispettare. E così in questa spietata giungla si salva solo chi controlla dall’alto, chi tira le fila di questo triste teatrino e impedisce a quelli più bravi e migliori di lui di avvicinarsi alla vetta. Basta essere figli di qualcuno senza aver mai realmente lavorato per permettersi di dare degli “sfaccendati” a milioni di ragazzi che hanno come unica colpa quella di avere una carta d’identità troppo nuova. C’è chi ogni giorno è costretto a mandar giù bocconi amari col solo scopo di portare a casa la giornata, perché i sogni e le aspirazioni gli sono state strappate, scippate per strada. Sacrifici immani per inseguire un’inclinazione, una passione, la voglia di un riscatto sociale…un prezzo altissimo da pagare che non viene mai appagato. Rabbia e delusione che spesso sono sopravanzate dalla frustrazione per non avere più vent’anni, per non sentirsi più tanto giovani ma vedersi ancora considerare alla stregua di poppanti. Trentenni a cui non mancano certo i principi: quella di oggi non è una crisi di valori, non per i ragazzi. Questa è per loro una crisi di speranze. Ai giovani è stata portata via la speranza di poter continuare a credere in qualcosa di veramente migliore.

Quasi la metà dei giovani non ha nemmeno un lavoro. Spesso lo cerca ma non lo trova. Chi lavora lo fa per pochi spiccioli, quasi sempre per degli sfruttatori che lo tengono per metà in nero e che lo vessano con continue minacce, come se invece che un diritto gli fosse elargito un favore divino. Ci guardiamo consapevoli di essere anagraficamente il futuro del Paese. Il futuro di questo nostro sbadato Paese.

I giovani di oggi hanno imparato a non mollare mai. A non demordere, nonostante tutto. Hanno toccato il fondo talmente tante volte che il buio non gli fa più paura. Sono dovuti scendere a tanti e tali compromessi che non si tirano indietro di fronte a nulla. A volte hanno paura, certo. Ma tengono sempre la testa alta e lottano per un futuro migliore, per un Paese migliore, per una vita migliore. Si sentono però come pugnalati alle spalle dalla generazione che li ha preceduti…che è proprio quella dei loro genitori. Sanno che quasi certamente non riusciranno ad eguagliare la loro ascesa sociale e la loro corsa sulle ali del progresso; non riusciranno a fare quello che avevano tanto sognato; sanno anche che le aspirazioni che avevano si trasformeranno in speranze per i propri figli, quasi per diritto ereditario. Non si sa se sia semplice rassegnazione o cinico realismo. Il fatto è che per fare quello che avrebbero voluto sarebbero stati necessari molti più anni. Per realizzare i propri progetti sarebbero stati necessari ben più floridi stipendi. Per costruire una casa e una famiglia una fortuna differente. A volte una propria famiglia differente.

E così in molti se ne vanno, partono alla ricerca di fortune più lontane, di speranze nuove e non ancora sopite. Non vedetela come una fuga. Ci vuole coraggio anche in questo. E’ un passo che abbiamo già fatto in molti e che non escludiamo di rifare ancora. E se dovesse andare male..?!? Beh, faremo quello che abbiamo sempre fatto: ci tireremo su le maniche e ce la caveremo di nuovo, come sempre d’altronde.

Una cosa non potranno mai toglierci: la convinzione, per alcuni la certezza, di non essere stati inferiori a nessuno. Nemmeno a chi dal pulpito su cui lo ha messo il destino, quasi per diritto di censo, ha creduto di darci una lezione di vita: non avremo avuto la sua stessa fortuna e i suoi stessi soldi, ma la vita che ci saremo conquistati con le nostre mani ci basterà a non desiderare nulla più di quello che abbiamo avuto.

One thought on “Una generazione tradita

  1. La fine dell’era delle risorse gratis fa le sue vittime. Sono comunque curioso di vedere se i nostri amici sessantenni troveranno qualcuno che possa versar loro i contributi per le pensioni. Sento troppo umorismo da parte di persone che farebbero bene a preoccuparsi per sé, piuttosto che deridere i propri figli.

    Quanto alla categoria “ggiovani”: troveranno la loro via, le gambe e la testa ce le hanno. Magari è all’estero, o magari in mezzo alle montagne. Ma un posto per chi desidera vivere c’è sempre; magari semplicemente è diverso da quel che avevamo immaginato.

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